2/5 Stefano C. 2 years ago on Google
Ă
unâesperienza
mistica.
Dopo
lâattesa
fuori
si
passa
lâaccettazione
e
ci
si
siede
in
attesa.
Come
in
ogni
centro
vaccinale
si
scala
di
fila
in
fila.
Certo,
son
passati
venti
minuti,
ma
tutto
sembra
normale.
Quando
si
è
finito
di
scalare
però
ci
si
rende
conto
di
essere
entrati
in
unâaltra
dimensione.
Si
va
infatti
in
una
seconda
sala
con
due
gruppi
di
sedie:
si
dovranno
scalare
entrambi,
una
fila
per
volta.
Qui
lâimpazienza
si
mescola
alla
speranza:dalla
porta
infatti
un
cartello
promette
âvacciniâ
con
tanto
di
invitante
freccia.
Dopo
unâora
dallâarrivo
finalmente
una
gentile
fanciulla
annuncia:
âla
prima
fila
può
andare
di
sopraâ.
Finalmente!
Sali
le
scale
con
un
gran
senso
di
liberazione
e
arrivi.
Arrivi
in
unâaltra
sala,
con
molte
piĂš
sedie.
File
e
file
da
scalare.
La
reazione
è
la
rabbia.
Volano
improperi,
bestemmie,
rimostranze,
nostalgia
per
il
Mandela,
dove
qualche
fortunato
conobbe
lâefficienza.
Ma
la
svolta
avviene
a
metĂ
sala.
Da
lĂŹ
infatti
si
può
vedere
attraverso
alla
porta
e
si
scopre
che
non
ci
attendono
i
vaccini,
ma
unâaltra
sala
piena
di
sedie.
Lo
stupore
si
diffonde,
un
moto
quasi
ilare
percorre
la
fila
dei
tuoi
compagni.
E
si
entra
nella
stanza
successiva
in
silenzio.
Ă
subentrata
la
rassegnazione.
Ma,badate
bene,
non
una
rassegnazione
triste
e
rabbuiata
.
No,
è
una
serena
accettazione
del
destino,
unâilluminazione
della
vera
natura
delle
cose.
Con
gli
altri
veterani
si
lanciano
occhiate
di
commiserazione
per
i
poveri
nuovi
arrivati,
che
nella
stanza
prima
sono
ancora
nella
fase
della
rabbia
e
della
rivendicazione.
Loro
non
sanno.
Non
si
rendono
conto.
Il
vaccino
che
si
riceve
dopo
è
un
dettaglio
insignificante.
E
il
percorso
che
conta,
che
ti
cambia.
Quando
aspetti
il
quarto
dâora
canonico
dopo
lâinoculazione,
quasi
ti
dispiace
lasciare
quellâultima
sedia.
Allâuscita
saluti
i
tuoi
compagno
con
affetto.
Sono
tuoi
fratelli
di
sedia.
Loro
sanno.
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